Sorprende e incanta, la collezione di Giovanni Cavagna. Sovvertendo tutte le regole della tradizione, esce in passerella all’inizio di sfilata per ringraziare i suoi partner per i filati e la maglieria e concede la passerella d’onore a sarte e modelliste cui “devo il successo del mio lavoro”. Quando si comincia, si capisce che lo stilista è ispirato, come i suoi abiti poesia che hanno dipinti addosso i versi di “Questo Amore” di Jacques Prévert.
Rievocano le atmosfere dei primi del ‘900 parigino, quelli in cui è vissuta la rivoluzionaria Colette, la scrittrice simbolo delle prime rivendicazioni femminili. A lei rendono omaggio capi deliziosamente sfrontati che lasciano intuire un malizioso sex-appeal attraverso le trasparenze dei ricami e degli intrecci dei filati di pregiatissima fattura come l’abito profumato di ambra realizzato con una fibra capace di mantenerne la fragranza, i cappotti e le cappe con colli esplosi, i coprispalle ottenuti con fettucce ricamate a celle di alveare, gli abiti luminescenti in seta e mohair, incrostati di paillettes. E nell’apprezzare la collezione, si ha la percezione che il vento di una rivoluzione non solo estetica ma anche pragmatica, sia soffiato sulle passerelle di quella che, giustamente, viene definita tricotcouture.