Una piccola macchina fotografica gliela mise in mano ancora adolescente proprio la madre. Fotografava il suo quotidiano nella maniera più spavalda e disinibita che si possa pensare, gli amici rockettari di Ojai in California dove allora viveva e coi quali aveva fondato una banda di cui ancor oggi porta la sigla tatuata sul petto “SSA” (Signal Street Alcoholics). Fotografava se stesso e gli altri con una manualità naturale, estemporanea e sfacciata. C’erano già allora i germi del suo stile; sfrontato, aggressivo, disinibito.
Talvolta al limite del pulp, intriso senza metafore di esplicito erotismo, ma condito da una buona dose di autoironia che ne mitiga i contorni. Uno stile che può talvolta essere estremamente inquietante per la sua crudezza, ma che buca le pagine patinate delle riviste di moda, i cartelloni pubblicitari, intriga e attrae quanti hanno a che fare con Richardson.
Qualcuno lo ha giudicato un moderno Newton; lui stesso si autodefinisce rocktografo, miscelando in un gioco di parole la sua passione per le foto e per il rock. La sua tecnica è l’assenza di tecnica: l’obiettivo sono i suoi occhi, il suo carisma, la sua capacità di tirar fuori da chiunque e da se stesso attimi di verità, qualunque essa sia. Non usa artifici e sovrastrutture: ci sono lui, due instant-camera impugnate contemporaneamente e una voglia irrefrenabile di godersi la vita e di fissarne le emozioni sulla pellicola.
Ha firmato è firma campagne pubblicitarie per i più grandi marchi della moda.
Lavora per le riviste di moda più prestigiose del mondo. Vogue Francia, Vogue Inghilterra, Harper’s, Bazaar, i-D.
Ha fotografato le donne più belle e invidiabili della terra. Faye Dunaway, Catherine Deneuve, Sharon Stone.
Dal 1997 insieme al direttore creativo Nikko Amandonico crea e realizza con le sue due machine fotografiche le campagne pubblicitarie Sisley: storie pazze, raccolte poi ad ogni stagione in cataloghi, diventati oggetto di culto dei giovani.