Positiva la settimana della moda francese

Il pret-a-porter parigino si chiude e i francesi dicono che e’ stata una buona stagione creativa, nonostante tutto. Malgrado la guerra, la moda ha avuto i suoi applausi, in attesa che torni anche la voglia di comprare. Le cose viste in passerella si metteranno la prossima estate quando, si spera, il brutto sara’ passato. Tutto e’ successo in un mese, anche per la moda: le Twin Towers sono state colpite il secondo giorno delle sfilate di New York, subito annullate. Sulla settimana londinese della moda, gia’ di per se’ piuttosto debole, si e’ quindi abbattuto il peso dello sconcerto e dell’angoscia. Milano ha avuto il coraggio di confermare i suoi 12 giorni di sfilate, e ha retto bene. Immediatamente dopo Parigi, forte dell’esperienza milanese, ce l’ha fatta nonostante le sia scoppiata la guerra nella terza giornata di defilee’. Si puo’ trarre un piccolo bilancio. Innanzittutto va sottolineato, come dato di cronaca, che – a detta dei giornalisti stranieri – la sorveglianza a Milano e’ stata piu’ accurata che a Parigi, dove pure erano stati promessi controlli scrupolosissimi. Tra i disagi, per i giornalisti italiani soprattutto, vanno annoverati i numerosi disguidi creati dagli uffici stampa, dove negli ultimi tempi ci sono stati numerosi avvicendamenti. Va anche rilevato, comunque, che i francesi attribuiscono alla moda un ruolo davvero primario e le dedicano, anche in momenti difficili come questo, grande spazio e attenzione. In questo clima di sforzo collettivo per superare la crisi, ecco alcune tendenze: il romanticismo impera e piacera’ anche la prossima estate. Balze, volants e ruches sono un po’ dappertutto, in versione perbene o in quella piu’ beat. I tristi eventi hanno spinto gli stilisti ancor piu’ verso lo stile ‘figlio dei fiori’: il risultato e’ un hippy-chic che alle cinquantenni fa un po’ di malinconia ma alle giovani sembra una novita’. Quindi gonnone e vestitoni in abbondanza, con tacchi alti o sandali raso terra, ma perfino con ‘stivali’ estivi. I pantaloni comunque restano un must e vengono proposti in tutte le possibili versioni: lunghi, larghi, stretti, alla turca, all’odalisca, alla cavallerizza, da marinaio, da soldato eccetera. Nel complesso c’e’ tanto colore ma anche, e questa e’ una novita’, moltissimo bianco (ci sono state perfino delle sfilate interamente candide). Perdono quota le paillettes, salgono le quotazioni di ricami e pietre semipreziose, applicate un po’ ovunque, su scolli, revers, cinture, borse, scarpe. La pelle tiene, anche per la stagione calda, purche’ trattata in modo leggerissimo e sottile, traforata o ricamata, e nelle nuances del bianco e dei sabbia. Si sono visti pochi gioielli, acconciature e trucchi molto piu’ normali del solito. Infine, e sono i francesi a sottolinearlo, la stagione ha segnato molti esordi: da Ungaro per la prima volta Giambattista Valli ha firmato la collezione in prima persona, da Chloe’ ha retto la passerella Phoebe Philo senza la sodale Stella McCartney che ha debuttato da sola con il proprio marchio, cosi’ come ha sfilato in proprio Alexander McQueen (entrambi nel gruppo Gucci). Da Givenchy e’ stata la prima volta di Julien Mac Donald con il pret-a-porter della nota maison. Da Nina Ricci ieri ha esordito Massimo Giussani (che si e’ ispirato alle fanciulle alla David Hamilton, tutte di bianco vestite), da Leonard il duo di E2-Gothic farm, cioe’ Silvy e Olivier Chatenet (con un apprezzato lavoro sulle celebri stampe rese fosforescenti). Ieri ha convinto la sfilata di Balenciaga con Nicholas Guesquiere (per la prima volta sotto Gucci) e, sempre ieri, la maison Lanvin ha annunciato di aver acquisito Alber Elbaz. Secondo il presidente della Federazione della moda francese, Didier Grumbach, un tale exploit di nuovi creatori alla ribalta non si vedeva dagli Anni Sessanta.

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