MESTO AVVIO DELLA SETTIMANA DELLA MODA MILANESE

Ci si e’ messa anche la pioggia a rendere piu’ triste il gia’ mesto avvio delle sfilate milanesi. Forse occorreva qualche grande nome in pole position per dare un po’ di emozione a questa partenza, in una domenica uggiosa tra gente che incontrandosi in Fiera quasi si vergogna a sorridere. Il lutto non si addice alla moda, e la moda e’ un business che deve andare avanti. E se perfino il sindaco di New York si affanna a spiegare che la vita deve riprendere velocemente, il fashion system dovrebbe almeno tirarsi su e sorridere. Altrimenti ”se si continua a vivere come se ci fosse ‘il morto in casa’, tutto va a rotoli” spiegava oggi sinteticamente un produttore di Carpi, preoccupatissimo delle conseguenze economiche indotte dalla crisi Usa e dalla depressione dilagante.
In un ambiente che in genere fa fin troppe scintille, dove tutti si salutano come fossero intimi amici, oggi in fila davanti alla novita’ dei metal detector allestiti in Fiera, il popolo della moda si guardava in cagnesco. Un po’ perche’ la coda era lunga e qualcuno faceva il furbo, un po’ perche’ c’era qualche faccia ”araba” in giro. Pare che centinaia di prenotazioni siano state disdette per i prossimi giorni (buyer e giornalisti d’oltreoceano in genere arrivano per l’ultima settimana dove si concentrano le grandi griffe) negli alberghi milanesi. Nei ristoranti non c’e’ il solito tutto esaurito, i taxi si trovano facilmente e le modelle dell’est europeo furoreggiano in assenza delle agguerrite americane. Le passerelle sono allestite volutamente in modo sobrio: niente eccessivi ammiccamenti, niente sorprese o colpi di teatro. Mancano per ora le top, e al loro posto sfilano le sosia caserecce: in pedana oggi c’era la versione paesana della Gisele Bundchen, il culotto basso, ma generoso di Vanessa Incontrada, l’aria un po’ stralunata di Lucrezia Lante della Rovere. In prima fila l’on. Daniela Santanche’ esibiva il bellissimo bambino vestito da piccolo lord e, a chi le diceva ”ma mettigli i jeans!”, rispondeva: ”quelli lasciamoli ai kosovari e cerchiamo invece di educare al bello i nostri figli fin da piccoli!”. Per non turbare il minorenne nessuno ha risposto. Che sia la volta buona per parlare davvero di moda? Purche’ la moda ci sia. Per ora, ma certo e’ troppo presto per giudicare, i taccuini potrebbero anche restare vuoti: qualche accenno per i tailleur optical bianco-nero di Luciano Soprani, il geo-pop di Alviero Martini (che stavolta ha colorato vivacemente le sue mappe planetarie), i maculati ricamati di Clips. Qua e la’ qualche sciarpetta di chiffon svolazzante da sagra di paese, le solite cinturone che stringono le sahariane sugli shorts, i sempiterni tacchi a stiletto sui quali non tutte le modelle hanno imparato a camminare, le acconciature da parrucchiere di periferia, le scosciature con giarrettiere a frange che dovrebbero essere ose’ e invece cascano a terra… Domani e’ un altro giorno, ma con sole tre sfilate (Biagiotti, Spadafora, Ravizza) e ci si domanda perche’ non siano state concentrate, con quelle di oggi, lasciando libero il week end. Comunque, bisognera’ resistere per dodici giorni. Ai tanti timori si aggiunge quello, pericolosissimo, della noia.

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