Fanno lavori creativi, talvolta poco pagati, ma sono, comunque, determinati a sfondare facendo quello che gli piace. Per nessuna ragione intendono mortificare la loro esistenza. Si possono incontrare nei locali più cool. Fanno i designer, gli architetti, i social media manager, i fashion blogger, i cake designer, gli avvocati. Si occupano di Internet, si dedicano con passione a realizzare nuove App. Non li vedremo mai con una camicia scozzese, quella, dicono loro: ‹‹la lasciamo ai boscaioli…››. A differenza degli Hipster, gli Yuccie portano scarpe con i lacci e soprattutto mai senza calzini. Gli Yuccie, nello scegliere i vestiti, amano attingere al passato: frugano nel guardaroba di nonno e papà e non disdegnano i mercatini vintage. Nelle nuove collezioni moda maschili ritroviamo tracce della tendenza Yuccie nelle collezioni Prada, Gucci e Giorgio Armani. Il fenomeno degli Yuccie non può essere ridotto ad una semplice tendenza legata alla moda ma è d’obbligo parlare di un vero e proprio movimento generazionale, alla pari degli hippie, dei punk e degli Yuppie, in voga negli anni Ottanta. A confermare quello che scriviamo c’è una ricca bibliografia con dei testi che sono diventati in poco tempo dei manifesti del movimento. Uno di questi potrebbe essere “Freedom” di Jonathan Franzen. Lo Yuccie è un fautore della sharing economy; il suo motto è: ‹‹Condividere è bello…››. Più che andare in taxi, preferiscono il servizio offerto da “Uber”. Se si parla di mangiare preferiscono il cibo bio ed etnico. Lo Yuccie è particolarmente attento alle valutazioni, guai a lasciargli un feedback negativo…
Dopo gli Hipster la moda scopre gli Yuccie
