Atmosfera esistenzialista alla presentazione di Ter et Bantine. Uno spazio spoglio e mistico come una galleria d’arte. L’installazione di Maggie Cardelu come quinta teatrale e la performance di un gruppo di ballerini, quattro uomini e quattro donne, che mescolano tra loro corpi, abiti ed emozioni. Una danza simbolica per esaltare la leggerezza dei tessuti, il tremulo volteggiare delle rouche, le sbavature di colore sui fondi bianchi.
Una moda lievemente androgina, che suggerisce una trasposizione di ruoli, nella quale fantasie maschili come i gessati e trasparenze femminili si abbracciano dando vita ad un guardaroba trasformabile ed unisex. Abiti fuori dal tempo e dalla transitorietà delle mode, da interpretare liberamente, per una collezione dal mood intimistico e minimalista, fatta di sperimentazioni sartoriali e ricerca dei tessuti.Essenziale la tavolozza fatta per lo più di colori neutri: bianco, nero, testa di moro; essenziali le linee degli abiti, che hanno come unica concessione alla forma qualche volant e cucitura a sbuffo.Un evento ben studiato e ben riuscito, così come la collezione presentata. Bella e meritevole l’idea di far convivere più forme espressive all’interno dello stesso concept, ed elevare un’evento di moda da semplice vetrina commerciale a workshop creativo.