Molti sono gli abiti in esposizione, messi gentilmente a disposizione da parte di ogni singolo stilista: creazioni inedite come l’abito di E.F. Schuberth che si trova fotografato sull’Enciclopedia della Moda (1950), assieme all’abito e soprabito realizzati dal sarto nel 1958 in tessuto totalmente dorato (collezione privata di Mariella Giurato Sacchi, cugina di Luca Giurato).
Creazioni rappresentative del connubio nel tempo tra moda e cinema come l’abito talare delle Sorelle Fontana indossato prima da Ava Gardner (1956) e poi riproposto per Anita Ekberg nel film “La Dolce Vita” di Fellini (1960).
L’abito disegnato da Fernanda Gattinoni nel 1969 per Kim Novak, che indossò per la promozione del film “Quando muore una stella”, assieme all’abito creato per Lucia Bosè (1960).
Il famoso “Pyiama Palazzo” di Galiztine – segno dei tempi – che Claudia Cardinale portava ne “La Pantera Rosa” (1963); il prezioso abito-bustier creato da Luciano Soprani per Jacqueline Bisset e indossato nel film “Orchidea Selvaggia” (1988).
L’abito in tulle di Prada con ricami in paillettes oro indossato dall’attrice Cate Blanchett (2000) e quello in chiffon creato per Milla Jovovic in occasione della prima a Los Angeles del film “Giovanna D’Arco”(1999).
Lo smoking firmato Litrico indossato da Rossano Brazzi (1958) e i completi creati da Brioni per John Wayne e Clark Gable (1950). E poi l’immancabile rosso Valentino indossato dalla celebre Veruschka (1965), assieme all’abito “Toga”di Jackie Kennedy Onassis (1960).
Il tessuto stampato con l’abito “Tigre” di Roberto Cavalli indossato da Cindy Crawford a “Donna sotto le stelle” (2000), e l’abito da sera che Fausto Sarli disegnò ispirandosi a Valeria Mazza (1996). La forza dello stile e della personalità degli stilisti italiani immediatamente riconoscibile ed espressa attraverso abiti-simbolo: il tipico taglio maschile di Giorgio Armani con il suo smoking da donna “Regimental” completamente ricamato in oro e blu (1991); l’abito “Urlo di Donna di Enrico Coveri, in paillettes (1997); la magia dei tessuti e lo stile fortemente etnico di Etro (2000); e l’amore per il lusso e lo sfarzo di Versace, con il suo abito di cristalli di Swarovski (1998/99) e quello “Jungla”, “abito immagine di Donatella” indossato dall’attrice-cantante Jennifer Lopez (2000).
La moda legata a doppio filo con la cultura attraverso l’abito “Carmen” di Renato Balestra, dedicato a Maria Callas (1996); oppure quelli ispirati alle opere di Ricasso con Lancetti (1986/87), a Schiele con Raffaella Curiel (1984), e a Giacomo Balla con la serie dei cappotti “Balmoda” (1999/2000) creazioni di Laura Biagiotti, presentate per la prima volta nel Museo Puskin di Mosca, in occasione di una mostra sul celebre pittore.
Ed ancora il bon-ton couture di Lorenzo Riva con l’abito da sposa creato per la principessa Bianca d’Aosta (1995); la preziosità nei ricami e nei dipinti a mano di Gai Mattiolo; la ricerca e l’uso di materiali sofisticati di Marella Ferrera con l’abito scultura composto da 90 tasselli ricamati a mano e ispirati alla scalinata di S. Maria del Monte di Caltagirone: celebre monumento italiano che gode della tutela Unisco.
Infine, lo stile inconfondibile di Gucci, prima dell’avvento di Tom Ford; quello sofisticato di Gianfranco Ferrè; la femminilità sottolineata dall’estro di Mariella Burani; la sensualità di Genny; il “put together” di Missoni; il plissè di Krizia , la leggerezza di Alberta Ferretti; la regalità di Egon Von Furstenberg e la “Madonna Nera”venerata dai minatori sardi di Antonio Marras (1998).
L’inedita ed inimitabile lavorazione delle pellicce Fendi, con la loro mitica “baguette” in seta oro; la maestria di Trussardi nell’uso delle pelli.
Fino ad arrivare agli accessori legati a personaggi celebri: la prima trousse tonda creata da Helietta Caracciolo per Jacqueline Kennedy (1975), la collana indossata da Nancy Reagan e gli orecchini realizzati per Hillary Clinton. Poi la “Bagonghi” di Roberta di Camerino tra le preferite da Grace Kelly (1959); i sandali indossati da Madonna nel film “Evita”, fedele riproduzione di quelli creati per Evita Peròn da Salvatore Ferragamo; assieme alle ballerine modello Audrey Hepburn di “Vacanze Romane”.
L’intramontabile design della pelletteria di Nazareno Gabrielli; il gusto e la creatività di Gherardini – il primo marchio storico in fatto di borse -, e lo stile inconfondibile di Alviero Martini: stilista viaggiatore, con la sua linea completa anche di accessori 1° Classe. Ed infine l’estro fantastico di Sergio Valente, che ha realizzato nel tempo le acconciature delle collezioni più importanti.