24.449 compratori contro i 24.132 del gennaio 2001 (+1.3%), di cui 17.332 italiani (-2.3%) e 7.117 esteri (+11.2%) provenienti da quasi un centinaio di paesi di tutti i continenti: questi i risultati della 61esima edizione di Pitti Immagine Uomo, appena conclusasi alla Fortezza di Basso di Firenze, dove per il quinto anno consecutivo i compratori sono aumentati e quelli esteri sono ormai il 30% del totale (erano il 22% nel 1998). Per le rilevazioni statistiche relative alle fiere e a eventi simili, una banda di oscillazione di un paio di punti nell’intorno dello zero è considerata fisiologico.
Un risultato che si può definire eccellente, senza esagerazioni. E’ per esempio il caso di ricordare che l’edizione del 2001 risultò alla fine la più frequentata degli ultimi 12 anni, con un +8.2% su quella del 2000 e che, infine, questi ultimi quattro mesi e ancora i prossimi tre o quattro saranno a lungo ricordati come un periodo di grave crisi – anche – per il sistema internazionale della moda. E invece a Pitti Immagine Uomo sembra esserci stato una specie di miracolo: non solo per i numeri (a partire da quelli degli espositori: siamo ormai a 757 collezioni, il 35% delle quali estere), ma anche per il clima, gli umori, il desiderio di fare cose buone che si sono avvertiti tra i corridoi e gli spazi della fiera. I produttori non si illudono, ci saranno ancora molte difficoltà e tuttavia in molti hanno potuto tirare un primo liberatorio sospiro dopo mesi di cupa preoccupazione, perché ora c’è la consapevolezza che le fondamenta sono rimaste intatte e che ci sono le condizioni per ripartire non appena i consumatori avranno meno timori sul futuro e i magazzini si svuoteranno.
I fattori strategici del successo di Pitti Immagine Uomo: anteprima, selezione, qualità, investimenti sulle strutture e sugli allestimenti, completezza e segmentazione dell’offerta, internazionalizzazione, comunicazione. E una Fortezza da Basso al massimo delle sue capacità attuali, organismo “vivente” al servizio dei progetti espositivi differenziati: “Abbiamo registrato uno sforzo eccezionale da parte della Firenze Expo – dice Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine – che è stato importantissimo per reggere l’impatto di questi giorni, da tutti i punti di vista”.
Dai dati sulle presenze dei singoli paesi si traggono conferme e sorprese.Germania ancora in testa e ancora in crescita vertiginosa (924 compratori contro 728 del 2001, +26.9%), Gran Bretagna seconda (758, +24.7%), Spagna (617) e Giappone (606) al terzo posto e praticamente stabili, Francia (403) e addirittura Olanda (406) al quinto posto (rispettivamente +11.3% e +33.5%). Dopo la Grecia (376, in pareggio) ci sono gli Stati Uniti (287): è il 15% in meno, ma in questo periodo e con tutti i maggiori specialty stores presenti sembra quasi un successo (e il Canada riesce persino a crescere)… poi eccellenti performance – aumenti in doppia cifra – di Svizzera (278), Corea (275), Austria (266), Belgio (196), Svezia (139) e Cina (113), che entra finalmente nel ranking di prima fila. Bene anche l’insieme del Sud-est asiatico. Qualche passo indietro invece per il Portogallo (231), la Turchia (182), l’Australia, i maggiori paesi sudamericani e i paesi dell’Est – con l’eccezione positiva della Russia (83).