C’è un’oasi nel frenetico e afoso programma delle sfilate milanesi. Un’oasi fatta di stimoli digitali, relax visivo e ambientale, informalità.
Sarà per l’anima ecologista della griffe, per l’installazioni sperimentali di Studio Azzurro o per il bio lunch, ma l’atmosfera alle sfilate di Marihté e François Girbaud è sempre piacevolissima.
I modelli si muovono liberamente all’interno dell’ampio spazio, improvvisando danze scatenate, riti e movimenti KungFu. Sul volto colori e simboli tribali, la parola d’ordine è libertà.
Ricerca tecnologica e spirito naturalista s’intrecciano, dando vita ad una collezione ricca di spunti stilistici, dove estetica e funzionalità ergonomica vanno di pari passo, all’insegna del comfort più totale.
L’uomo per la primavera-estate 2004 è una sorta di indiano metropolitano, libero e selvaggio, ma profondamente calato nella giungla d’asfalto nella quale vive, lavora, si diverte.
Nulla è banale o scontato, pur nell’apparente semplicità dei capi. Lavorazioni al laser, pieghe, stropicciature, patine, lacci e cuciture creano forme nuove, asimmetriche, non convenzionali.
I volumi sono spesso ampi, morbidi, indefiniti e anche i completi di taglio sartoriale si riempiono di crepe e macchie di colore.
Originali gli accessori; cinture di cuoio che abbracciano vita e gambe, e scarpe coloratissime che poggiano su semisfere d’aria. Stampe vegetali su pantaloni da smoking, pantacargo, giacche e t-shirts sono un inno alla natura selvaggia e incontaminata.
Originale connubio tra ricerca tecnologica e spirito ecologista, artificiale e naturale, per una collezione giovane, anticonformista, all’insegna del casual chic. Semplicemente bella.