Le stampelle girano su una rotaia sospesa, di quelle usate per spostare i pezzi in fabbrica: le modelle si tolgono le giacche, le appendono, si rivestono, in un gioco di normalità che, in genere, le sfilate non conoscono.
Jean Paul Gaultier ha scelto questa messinscena, ieri, per mostrare meglio anche l’interno della sua opera stilistica che ha dedicato a Christo, artista americano di origine bulgara, famoso per imballare edifici e monumenti.
Gaultier invece ha impacchettato le donne in bellissimi bombare stretti da spaghi e nodi, in maglie gonfie e morbidi gilet.
I capelli intrecciati con pelliccia e piume diventano grandi colbacchi, le gonne a cilindro assumono la forma della vita solo con un cinturone infilato in asole metalliche.
Molto lussuoso il kilt di visone, le gonne e gli stretti pantaloni in pelliccia a motivo ocelot, portati con una “panciera” elastica e il giaccone blu da marinaio.
La sera è un gioco di abiti-salopette, con pettorina e lunghe pieghe in seta, di gilet in neoprene argentato.