COUTURE ROMANA PREOCCUPATA PER LA GUERRA

Le tensioni internazionali preoccupano anche la couture capitolina che denuncia una flessione degli ordini, da parte delle clienti arabe, del 30%. Ricche signore e principesse arabe, che hanno tenuto in vita gli atelier dell’ alta moda negli anni del pret a porter rampante, non si spostano piu’ come prima per vacanze-shopping e, tranne nei casi di matrimoni e cerimonie importanti, gli ordini vengono sospesi o annullati.
Per non rinunciare agli ultimi modelli di vera couture, alcune signore arabe si affidano a telefono, e-mail e cassette di sfilate. Ma si tratta di clienti fisse, di cui gli stilisti posseggono le misure e conoscono i gusti. ”Lavoriamo in questo modo soltanto per clienti consolidate – racconta Alberto Terranova, della maison di Fausto Sarli, 60% delle clienti arabe -. Tutti noi speriamo che l’incubo del terrorismo cessi al piu’ presto. Nel frattempo abbiamo notato una diminuzione della domanda da parte dei paesi del medio-oriente del 30%. Per fortuna eravamo gia’ concentrati sul pret a porter da sposa, con cui ci rivolgiamo al mercato interno. Le clienti arabe fisse che venivano a trovarci in questo periodo, continuano a fare ordinazioni telefoniche, dopo aver valutato le nostre proposte mostrate via fax, internet, con l’invio di videocassette o campioni di tessuti. Per prudenza noi non ci spostiamo. A novembre dovevamo andare in Giordania, su invito della regina Ranja, ma e’ saltato tutto. Stiamo lavorando per alcuni matrimoni importanti che si terranno a gennaio”. Piu’ coraggioso, Renato Balestra annuncia di essere in procinto di sfilare in Egitto, per la seconda volta, davanti alla moglie del presidente Mubarak. ”A fine settimana – racconta lo stilista romano – ho anche un’ordinazione per un matrimonio principesco che avra’ luogo in Arabia Saudita. Faremo le prove dove decideranno le clienti. Se dovessero chiedermi di andare a Riad ci andro’. Ultimamente mi sono dovuto spostare con tutto il mio staff. Certamente una flessione degli ordini da parte di quella clientela c’e’ stata. Ma il mio atelier ha risentito maggiormente della diminuzione dagli Stati Uniti, che rappresentano il 40% della mia clientela. Comunque, gli ordini ci sono stati e i pagamenti sono stati puntuali, nessuno ha disdetto. L’atteggiamento giusto nei confronti della crisi e’ quello di una mia cliente inglese che, ordinando sei abiti da sera, mi ha detto: ‘sono sempre stata una donna elegante, e se dovesse arrivare la fine voglio morire con eleganza”’. Clima piu’ teso da Gattinoni, dove le clienti arabe rappresentano il 50% della couture e il 20% del pret a porter. ”Le richieste da parte delle signore arabe – ammette il presidente Stefano Dominella – per noi sono diminuite del 15/20%; del 30% con gli ordini dagli Usa, che rappresentano il 10% della nostra clientela. Purtroppo, ambedue sono mercati di riferimento e sappiamo che le ordinazioni che stiamo facendo in questi giorni, prima del Ramadam, sono a rischio: nessuno puo’ prevedere come reagiranno tra qualche mese i paesi arabi. Noi cerchiamo di andare avanti e di vincere la paura di viaggiare. La nostra premiere e la vendeuse, in questi giorni sono a Riad per lavoro. Io stesso, 15 giorni fa, sono stato a Gedda e a Riad. A fine settimana andremo a Dubai per le prove degli abiti per un matrimonio principesco che si terra’ a gennaio. Non credo alle ordinazioni via Internet. Le clienti che spendono centinaia di milioni per un abito vogliono toccare e vedere”.

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