Sergio Rossi, Bruno Magli, Cesare Paciotti, Gianni Barbato sono alcune, tra le principali griffe del settore calzaturiero, che in questi anni hanno rappresentato meglio il made in Italy nel mondo. Un settore, quello calzaturiero, che dopo diversi anni di relativo splendore sta attraversando un periodo di crisi, evidenziato da un netto calo delle esportazioni. Il risultato emerge da uno studio condotto dall’Anci (associazione nazionale calzaturieri italiani) presentato in occasione dell’ultima edizione del Micam.
La causa di questa flessione nelle esportazioni si deve a due elementi: una concorrenza sempre più agguerrita dei produttori asiatici e la crescita del mercato dei prodotti contraffatti. L’associazione nazionale dei calzaturieri suggerisce la soluzione per uscire da questo tunnel, puntare sul segmento di mercato medio alto, facendo leva sugli elementi che hanno permesso il successo del made in Italy nel mondo: design raffinato e qualità indiscussa. Prodotti italiani che esercitano un’ascendente forte su molti mercati esteri, molti dei quali fino a qualche anno fa erano considerati in via di sviluppo. In Cina ad esempio negli ultimi due anni otto aziende italiane del settore calzaturiero hanno aperto degli showroom. Anche in Russia le scarpe italiane sono ricercatissime, pare, infatti, che il cliente russo cerchi la qualità e soprattutto ami acquistare prodotti di lusso, due elementi che contraddistinguono le calzature made in Italy. Identica situazione per il mercato statunitense, dove le scarpe italiane sono richiestissime al punto che importanti aziende del settore come Bruno Magli registrano un fatturato annuale, nel solo mercato americano, di oltre 30 milioni di dollari. Qualità e design, rappresentano quindi, “la strada maestra” che le aziende italiane sono obbligate a percorrere per rafforzare le esportazioni ma soprattutto per mantenere sempre vivo il prestigio che ha fatto delle calzature italiane all’estero un oggetto di culto.