Saverio Palatella è uno dei nomi più interessanti del nuovo panorama moda italiano; uno stilista che si è fatto apprezzare alle ultime edizioni di Milano Moda Donna grazie a collezioni particolarmente originali.
Nel panorama moda è conosciuto per la sua abilità nel lavorare e trasformare la maglia e il cachemire.
All’ultima edizione di “Milano studia la moda 2004” ha partecipato alla tavola rotonda sul tema “le nuove applicazioni del lino”; un’occasione per incontrarlo e fargli qualche domanda:
Parlaci dei tuoi ultimi progetti e delle tue collezioni..
(Da un anno a questa parte, non avendo più un produttore alle spalle, lavoro sul concetto di atelier, quindi creo collezioni assolutamente libere da logiche commerciali, dedicando più spazio alla creatività. L’ultimo progetto, in particolare, è stato dedicato alla ricerca dei foulard anni ’50 e ’60, riassemblati in maniera inedita e, lavorati come in atelier sui manichini con i classici spilli da balia, senza utilizzare cartamodelli. Capi unici ed originali con la possibilità di riproduzione ma limitata. Il mondo della moda negli ultimi anni è cambiato: lo spazio per noi stilisti conosciuti, ma di nicchia, e con poca potenza commerciale è limitato, pertanto dobbiamo inventarci sempre qualcosa di nuovo.)
Parlaci un po’ di te..
(Sono nato a Torino, ma le mie origini sono pugliesi, tuttavia, ho trascorso gran parte della mia vita in Liguria. Adesso vivo e lavoro a Milano, il mio atelier si trova in Via Gorizia, 22.)
A parte le tue collezioni, stai anche lavorando ad altri progetti?
Si, da due anni faccio da consulente per una celebre casa di moda scozzese, “Drumhor”, specializzata in maglieria cachemire, inoltre, sto lavorando anche ad un altro progetto di maglieria per un pubblico più giovane e questo è quanto, per il momento.
Come vedi il futuro dei giovani studenti di moda? Pensi che tutti abbiano la possibilità di entrare nel mondo del lavoro o credi che una parte di loro si perda per strada?
(Il mondo della moda è talmente cambiato in questi anni, da richiedere un maggiore rigore sulla scelta degli spazi, sulla scelta delle risorse umane; ancora più di prima, occorre maggiore selezione. Poi bisogna anche considerare che il mondo della moda si è aperto alla globalizzazione: prima esistevano soltanto l’Italia, la Francia, l’Inghilterra, adesso la creatività arriva dagli angoli più remoti dell’emisfero. E’ molto più faticoso farsi spazio in questo mondo, bisogna guardare a questa nuova realtà, che prima ci vedeva privilegiati “sacerdoti dello stile”, in un’ottica nuova. Oggi ci confrontiamo con nuove realtà, come ad esempio: i nuovi mercati europei e la Cina.)