BEAUTY, FREEDOM, TRUTH and LOVE: questo era il motto della rivoluzione bohemien rappresentato nel film “Moulin Rouge” e questo era lo spirito che aleggiava durante la sfilata della prestigiosa scuola di moda romana IDA FERRI, allestita, il 30 luglio scorso, nel giardino inumidito dalla pioggia dell’ART CAFE’ di Roma: BEAUTY, la bellezza dei modelli proposti, FREEDOM, la libertà di creare abiti stravagantemente provocanti, TRUTH, la verità, la voglia di stupire di questi futuri creatori di moda e LOVE, l’amore emanato dal velato romanticismo delle creazioni in passerella.
Gli allievi della prestigiosa scuola di moda (che quest’anno è arrivata a compiere i primi 15 lustri della propria attività) hanno proposto, attraverso ammiccanti indossatrici truccate stile coquette di fine secolo, un modello di donna dallo spirito ambivalente e provocante ma, nel contempo, romantico, una stravagante “Femme fatal”, contemporanea donna in carriera, dall’ingenuità velata. Gli abiti proposti non hanno lasciato nulla all’immaginazione: gonne dagli spacchi vertiginosi fino all’altezza del pube, aperte posteriormente per mostrare le nude natiche della modella oppure fatte di strisce di tessuti “svolazzanti” che lasciavano scoperta la gamba fino l’anca; seni coperti solo da fili di lana di color rosa, tailleur resi meno seri dai busti di pizzo portati con disinvoltura e sfrontatezza al posto della classica camicia bianca; giochi di trasparenze, del “vedo non vedo”, proposti con le audaci maglie-bustini, rese più ingenue dai fili di color rosa delle cuciture, volutamente evidenziate: il tutto realizzato all’insegna della più totale anarchia di stili e mescolando capi d’abbigliamento rubati dagli armadi di casa, dai guanti della mamma che sovrapposti hanno formato un elegante copri-spalle da sera alle cravatte del papà utilizzate come sciarpe o per le minigonne ai cappellini, in stile “monello” di Chaplin, al posto delle spalline della giacca.
La donna del Moulin Rouge di fine ottocento, denominata “la cagna di diamante”, per la libertà di costume con la quale conduceva la sua vita, è stata resa di nuovo attuale, a distanza di più di cent’anni, grazie alle creazioni estrose e sensuali di questi giovani artisti che hanno saputo riproporre il modello di femminilità di fine diciannovesimo secolo, primo sentore estetico dell’emancipazione femminile che di lì a poco avrebbe modificato il ruolo sociale delle donne.