CCMI RINUNCIA A PROCEDERE CONTRO LAURA ASHLEY

Il Cashmere and Camel Hair Manufactures Institute (CCMI), l’associazione internazionale di rappresentanza dei produttori di cashmere, ha dato il suo accordo perché vengano ritirate le denunce per violazione alla legge inglese sull’etichettatura, formulate nei confronti della Laura Ashley. Quest’ultima aveva messo in commercio capi con etichetta “100% cashmere”, che invece le analisi condotte per conto del CCMI, hanno dimostrato contenere lana di pecora. Laura Ashley esprime rincrescimento per aver offerto in vendita detti capi facendo affidamento su false assicurazioni ricevute dai suoi fornitori.
CCMI e Laura Ashley si sono accordati su un protocollo per il controllo dei capi di abbigliamento in cashmere per evitare il rischio di porre in vendita articoli etichettati “puro” o “100 % cashmere” quando la reale composizione è differente. CCMI e Laura Ashley hanno entrambi lo stesso obiettivo di non deludere la totale fiducia del consumatore nell’etichettatura degli articoli in cashmere.
Il CMMI è stato creato nel 1984 per promuovere i prodotti in autentico cashmere e pelo di cammello e per tutelare gli interessi dei produttori, distributori e consumatori di tali prodotti. Dopo gli iniziali successi ottenuti negli Stati Uniti, il CCMI ha esteso la propria azione all’Unione Europea e al Giappone.
Il CMMI svolge il monitoraggio del mercato al dettaglio del Regno Unito acquistando capi in cashmere e spedendoli a laboratori indipendenti, specializzati nell’analisi delle fibre. Se l’analisi dimostra che il capo non è etichettato correttamente, il CMMI contatta il dettagliante informandolo del problema. Una delle principali preoccupazioni del CMMI riguarda il fatto che i capi etichettati “100 %” o “puro cashmere”, particolarmente quelli di fornitori cinesi, contengono spesso significative percentuali di lana di pecora.

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