L’indirizzo tessile nella nuova riforma scolastica

La scuola italiana va riformata: lo richiede la classe imprenditoriale, auspicando una scuola che prepari meglio al mondo del lavoro. Nell’ottica di questo rinnovamento Sistema Moda Italia evidenzia la necessità che il nuovo Liceo Tecnologico, previsto dalla riforma Moratti, annoveri la presenza di un indirizzo tessile/area moda, che si sommi a quelli già esistenti. Servirebbe a predisporre figure professionali che uniscano ad approfondite competenze tecniche una solida preparazione di base, che comprenda elementi di cultura umanistica. La riforma prevede invece un indirizzo tessile solo all’interno della scuola professionale. Il primo settore produttivo del nostro Paese nel mondo richiede un riconoscimento di questo genere. Il tessile-abbigliamento raggruppa infatti 81.450 aziende con 695mila occupati e un fatturato export di 27 miliardi di euro all’anno. Il valore aggiunto del comparto è a 22 miliardi di euro, pari al 10% del totale Italia. E la crescita è costante, così come la ricerca di personale qualificato. Da tempo Smi ha intrapreso, su suggerimento degli imprenditori, un’azione di sensibilizzazione degli studenti delle scuole medie inferiori alla scelta degli attuali istituti tecnico-industriali tessili. Il settore necessita di persone in possesso di un know how e di una preparazione ad alto livello, qualificata e culturalmente aperta. Da non trascurare anche la funzione di orientamento che una scelta simile può costituire per l’istruzione universitaria di area tessile-moda, una realtà già molto forte in distretti tessili come Como, Bergamo, Biella e Prato. “Le nostre aziende hanno necessità di professionalità a vari livelli, e in modo complementare – dice il presidente della Commissione Formazione di Sistema Moda Italia, Vittorio Donati. – Accanto a professionalità di natura tecnico-operativa, che derivano da una formazione professionale, servono professionalità più complesse, dotate di una base culturale generale più elevata, idonea a costituire i quadri direttivi nelle aree del prodotto, della tecnologia, dell’organizzazione e del marketing. Queste figure devono avere una connotazione scolastica di base di livello medio-superiore, e in molti casi anche universitario o parauniversitario”. Secondo Vittorio Giulini, presidente di Sistema Moda Italia, “dobbiamo avere bacini di formazione differenziati, perché le esigenze delle aziende sono sempre più articolate e molti ruoli sono sempre più complessi. Insomma, una formazione di tipo professionale coprirebbe uno zoccolo di base di fabbisogni, ma non esaurirebbe la globalità delle aspettative presso l’area del middle management”.

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