È una meteora luminescente la donna di Issey Miyake: persa nell’universo si orienta con l’istinto degli insetti, per vestirsi usa un unico nastro lucente come la seta, del baco porta addosso il bozzolo come una borsa o uno zaino, dello scarabeo ha i colori e la misteriosa magia. Naoki Takizawa, lo stilista della maison Miyake (il maestro era presente alla sfilata), ha messo in passerella, a Parigi, una collezione di grande fascino che riesce a giocare con le inquietudini dell’universo senza mai diventare inquietante.
Non c’è niente di strappato e rovinato, niente di catastrofico, niente che si ispiri a un “day after”: ma tutto è tagliato, ricomposto, avvolto, pressato, con un effetto finale perfino sartoriale nei blazer dove il tessuto è un bendaggio grigio ardesia, nelle giacchine dove la stoffa ha il lieve movimento delle onde del mare, nelle sciarpe color petrolio, negli abiti lunghi, sciolti e monacali, con sottili giochi di plissé. Tutto è come spruzzato di polveri di ematite, quarzo e pirite, tutto è cangiante, mutevole, futuribile. Perfino le lunghe gonne con le giacchette in damasco matellassè che fanno un divertente contrasto con gli auricolari (per guidare le modelle sulla scena dominata da due grandi monoliti) trasformati in spinosi gioielli da fantascienza. Gli accessori, rigidi e setosi, fanno anch’essi la differenza: la borsetta è come un doppio guscio, lo zaino è il bozzolo di uno scarabeo, la cintura trattiere quattro borsellini a conchiglia. Miyake ha superato i 300 milioni di dollari come fatturato mondiale della griffe, esclusi i profumi.