Lo stile etnico diventa collezionismo. I venti d’oriente, che aleggiano sulla moda ispirando molti creatori, non solo hanno aperto le porte a sempre piu’ numerosi stilisti levantini, ma hanno anche fatto divampare la collezione per caftani e altri abiti, tessuti e monili orientali. Cosi’ mentre confermano la loro attivita’ in Italia il persiano Farhad, il libanese Elie Saab; il palestinese Jamal Taslaq; l’irakena Hana Sadeq; la saudita Fawziah Alnafea, c’e’ chi gia’ da anni aveva scoperto il fascino di paesi che non sono solo guerra e poverta’. Come la contessa Marta Marzotto, che racconta di possedere una collezione di almeno 150 capi orientali e, nelle recenti sfilate milanesi, ha sfoggiato tre bellissimi esemplari di caftani afghani. ”Ho coltivato questa passione con 30 anni di viaggi – racconta -, ho perfino voluto una casa a Marrakesh. Ad aprile sono stata in Pakistan, dove ho acquistato dei pezzi bellissimi e antichi, tutti provenienti dall’ Afghanistan.
Si tratta di collari, anelli, pantafole in cuoio e oro, caftani e abiti maschili, ricoperti di monete e monili d’argento. Gli abiti femminili non esistono perche’, come si sa, in quei luoghi le donne non si vedono neppure per strada e le poche che ho incontrato erano, poverette, completamente nascoste dai burqa. Nella mia collezione preferisco il caftano che mi ha regalato Lamia, cognata di re Assan II del Marocco”. Consacrata dal Financial Times ”regina dell’etno-chic”, Giuliana Cella ha costruito la sua notorieta’ sul collezionismo di organze di Benares, broccati del Rajastan, lane del Kashmir, tessuti realizzati a telaio con grafismi e ricami Punjab. Utilizzati per camicie ampie, tuniche doppiate, caban, sari e mantelli colorati, rubando all’India i segreti della lavorazione delle sete broccate d’ oro, con ricami in oro vero e perfino in mirra dello Yemen. Forse non possiede una collezione, ma nelle occasioni mondane, Afef Jnifen indossa spesso i caftani di Alberta Ferretti (gruppo Aeffe). Lo stile etnico permea anche l’ultima collezione di Philosophy, seconda linea Ferretti: abiti in tessuti ad effetto macrame’ con intrecci ispirati alle lavorazioni tibetane; vestiti-patchwork, tenuti insieme da anelli di metallo; caftani abbinati ad abiti in pizzo sangallo. Per Maurizio Galante, osannato a Parigi e considerato l’erede di Roberto Capucci, lo stile etnico si traduce in un caftano realizzato con una complessa costruzione di tubi di organza; la giacca di fattura orientale e’ fatta con quadrati di seta dipinta con uccelli del paradiso, il bolero con 25 metri di organza ridotta in tubi (200 ore di lavorazione). Sono approdati in estate in Italia gioielli e abiti di Hana Sadeq, artista irakena che risiede a Parigi, nota nei paesi arabi come stilista personale della regina Noor di Giordania. I caftani di Sadeq sono a meta’ strada tra tradizione araba e modernita’ occidentale. Il palestinese Tamal Jaslaq e’ sbarcato nella couture romana due anni fa, con la benedizione del fratello di Arafat. Il libanese Elie Saab, estrazione cosmopolita, ha conquistato Roma e Parigi con i suoi capi da ”mille e una notte”, ad alto contenuto erotico: scollature, tute pantaloni in tulle, ricamate in oro e velluto nei punti strategici; sottovesti da odalische in preziosi merletti; provocanti borse cache-sex, legate in vita, a coprire il pube come uno slip. Il nobile persiano Farhad, che ha stabilito il suo quartier generale a Piazza di Spagna, attinge a piene mani dall’oriente. Infine, new entry, la stilista saudita Fawziah Alnafea, che si e’ subito fatta notare con una collezione principesca in cui spiccava un capo da guinness: un abito realizzato con cinque chili di filo d’oro zecchino.