“La violenza è l’unica cosa che la bomba atomica non può distruggere”.
Parola di Mahatma Gandhi. Una voce fuori campo presenta la sfilata del designer Gai Mattiolo, che ha deciso di prendere una chiara e decisa posizione pacifista, mandando in scena un messaggio di amore e di non violenza. Nobile di nascita, ribelle per indole, il trentacinquenne romano presenta la sua collezione donna f/w 2003/04 alla presenza di un parterre d’eccezione: in prima fila la nipote di Gandhi, accanto a lei Ivana Spagna, Ela Weber e tanti altri. La collezione coniuga eleganza e trasgressione, tradizione sartoriale e innovazione: cappottini avvitati, stampe effetto optical, dischi di vernice bianca spennellati sui soprabiti neri. Una palette di bianco, nero, rosso, che a tratti si macchia di colori pop, rubati alla Swinging London: rosa shocking, arancio, verde acido. Immancabili i dettagli da donna-Minnie: i pois e i motivi circolari tanto amati dal designer, che colleziona pupazzi di Walt Disney e legge Topolino. Debutta in passerella la donna cyber cartoon, un po’ Audrey Hepburn un po’ Barbarella (con miniabito trapezoidale e stivali sopra il ginocchio). La borsa di cavallino si apre e si richiude in tre volumi. Le giacche e i cappottini di camoscio bianco hanno fori intagliati. Richiami futuristi per la tuta da sci in jersey termico. Gli abiti sembrano disegnati col compasso, tale è la ricerca di equilibrio tra i volumi e le fantasie litografiche. Tanto belli quanto pericolosi i decolletè con tacco a stiletto: una falcata troppo decisa e la modella perde il suo strumento di tortura nero lacca. Tanto vale proseguire scalza in passerella, ma quel decolleté conquisterà senz’altro schiere di fashion victim. A fine sfilata, un solo interrogativo: cosa c’entra Gandhi con abiti prêt à porter e decollète stiletto, lui che al massimo indossava una tunica e andava in giro a piedi nudi? Mistero svelato: la nipote del leggendario leader non-violento è in Italia a portare il suo messaggio di pace. E il ribelle Gai Mattiolo ha deciso di schierarla in prima fila, inserendo nella press release un messaggio portafortuna con tanto di foto di Gandhi. La sfilata è un evento mediatico, si sa, l’importante è giocare le carte giuste per far parlare di sé. Che ciò avvenga attraverso l’abito, il personaggio, il messaggio, poco importa. Missione compiuta.