ALTAROMA CELEBRA ROBERTA DI CAMERINO

Roberta. Di Camerino
“Il più raffinato degli hobby è il lavoro che piace”, con questa riflessione tirata fuori dall’autobiografia R come Roberta (Mondatori editore, 1981) si può tranquillamente sintetizzare lo spirito che in oltre mezzo secolo ha animato il lavoro di Giuliana Cohen, in arte, Roberta di Camerino.

Il lavoro, ma soprattutto le opere, perché di opere si deve parlare, sono state al centro dell’evento-sfilata Tribute to Roberta di Camerino “The fair lady of italian fashion” 1950 -1975 organizzato sabato 28 gennaio da AltaRoma.
In passerella tutti i capi e soprattutto gli accessori che hanno reso celebre la griffe italiana in tutto il mondo: lo smoking (trompe l’oeil del ’73 che fece esclamare a Salvador Dalì: “è la prima volta che vedo l’arte nella moda”). Il Papillon al quale s’inchinò Giorgio De Chirico a New York nel 1974. E naturalmente, la Bagonghi divenuta un fenomeno al braccio di Grace Kelly. Oggi la borsa è considerata un vero oggetto di culto per gli amanti del vintage, sfoggiata anche da Madonna nella sua ultima visita in Italia.
La stilista inizia il suo percorso creativo nel 1946, quando rientrata dal suo rifugio svizzero, avvia nell’abitazione di Via Santa Maria Formosa a Venezia un laboratorio di pelletteria.
Il nome “Roberta” le viene suggerito dalla colonna sonora dell’omonimo film del 1935 di William A. Seiter: l’indimenticabile brano Smoke gets in your eyes che Giuliana aveva danzato al suo primo ballo. Il cognome “Camerino”, invece, era quello del marito.
Il resto è la storia tutta in ascesa di una straordinaria designer che, concentrando la sua vulcanica inventiva sugli accessori sino ad allora considerati semplici contenitori, ha imposto al mondo un segno estetico poi declinato in ogni espressione della vita quotidiana.

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