Alexsandro Palombo

Si “schiude” una nuova stagione creativa sulla passerella di Alexsandro Palombo. Una nuova femminilità, più misurata e concettuale, si fa largo timidamente lasciandosi alle spalle le provocazioni e gli eccessi delle collezioni passate. Niente più campi minati, fili spinati, percorsi di guerra, kefiha in tutte le salse. Le modelle sfilano teneramente col viso ricoperto di piume, come pulcini appena usciti dall’uovo, candide nei completini di cotone bianco tagliati al vivo, o nelle gonne con orlo quadrato e ricamato che sembrano ricavate da antiche tovaglie.

Palombo pone con forza il tema dell’insicurezza femminile, come momento di crescita personale, di riscatto e riscoperta di se. Questa la chiave di lettura di una collezione che profuma vagamente di anni ’60, di sartorialità, di linee pulite, di fantasie lussureggianti da figli dei fiori. Su tutto domina la luce dei broccati in cotone lurex, che diventa inserto prezioso per caftani di tutte le lunghezze, o dei cristalli che impreziosiscono redingote di pizzo salentino, o ancora nei tessuti specchiati di mantelle, gonne e vestiti policromi come patchwork.
Non mancano le sperimentazioni più ardite care allo stilista salentino, come le stoffe tagliate a fettucce e lavorate a tricot, per enormi mantelle sfrangiate e tute tramate a rete, o i capi creati dall’insieme di mille ritagli svolazzanti di stoffe diverse.
Nessuna contraddizione, nessuna abiura. Il “vecchio” e il “nuovo” si mescolano con armonia, la tradizione salentina all’innovazione della sperimentazione, il rigore della sartorialità all’imperfezione esibita, le linee pulite all’estro, per una collezione forse meno ardita ma più portabile.

Articoli correlati

Leave a Comment