Contadine balcaniche nel bosco di Dries Van Noten

Niente folletti ed elfi, ma solo eleganti contadine dei Balcani, nella foresta che Dries Van Noten ha allestito l’altro giorno nel salone delle Belle Arti.

Tornato al suo tema preferito, quello etnico rivisitato, lo stilista olandese ha proposto una collezione piena di riferimenti all’est europeo.

Giochi di bianco e nero con i blazer di spesso cotone rustico, i cappotti ricamati, le corte gonne di panno a ruota, le geometrie croate sulla spessa lana.

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Kenzo diventa molto british

Una collezione molto british quella di Kenzo (gruppo Lvmh), disegnata da Gilles Rosier. Lo stilista ha fatto esplodere in passerella scozzesi, tweed, stampe arazzo, motivi cachemire e righe stile college, per una collezione ispirata alle bambole di porcellana, con molti patchwork e contrapposizioni di maschile e femminile. Spalle morbide, vita sfuggente e appoggiata sui fianchi, orli arricciati, marsupi in cuoio di Cordoba, stemmi e stivali in abbondanza. Verdi abbinati al rosa, ma anche rosso, arancione e fucsia, marrone e nero.

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Rinascimento Inglese da Vivienne Westwood

Tre sono le cose che, almeno secondo Vivienne Westwood, fanno apprezzare l’Inghilterra, e sono i vestiti, la letteratura e i giardini.

La stilista, oggi a Parigi, ha reso omaggio al suo paese, con la sua moda, la sua storia e i suoi fiori, mettendo in scena il Rinascimento Inglese visto attraverso una eccentrica fantasia.

La collezione “Anglophilia” (c’era stata già la “Anglomania”), è apparsa come un bel ritorno alle origini della Westwood, alla sua migliore ispirazione: flanella, vigogna, tweed e seta per tailleur e cappotti con il tocco in più del taglio estroso, ma sartoriale, grandi vestiti da dramma shakespeariano, gonne che si gonfiano di cuciture magistrali (ma quanta stoffa per farle!), giacche che sembrano tagliate in un cerchio di stoffa.

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Louis Vuitton e la motociclista con i tacchetti

Sempre con i tacchetti di soli tre centimetri, ma ben fasciata nei pantaloni da moto o da equitazione, la femme griffata Louis Vuitton il prossimo inverno avrà un’aria piuttosto sportiva e da ragazzina.

Lo stilista Marc Jacobs, nella serra del parco Citroen, le ha fatto perfino osare certi pradeggianti shorts con reggiseno in alpaca color avorio, certi pantaloni segnati dalla trasparenza dell’a-jour e un’infinità di blouson in lapin, di parka in cachemire, di eskimo in tela cerata bianca o nera, indossati su calzoni da motobiker in raso o pelle.

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Issey Miyake

È una meteora luminescente la donna di Issey Miyake: persa nell’universo si orienta con l’istinto degli insetti, per vestirsi usa un unico nastro lucente come la seta, del baco porta addosso il bozzolo come una borsa o uno zaino, dello scarabeo ha i colori e la misteriosa magia. Naoki Takizawa, lo stilista della maison Miyake (il maestro era presente alla sfilata), ha messo in passerella, a Parigi, una collezione di grande fascino che riesce a giocare con le inquietudini dell’universo senza mai diventare inquietante.

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Chanel

Basta con il cappotto: Chanel inventa il gilet lungo che, accoppiandosi all’analogo tailleur, gli “ruba” le maniche. Anche per un freddo inverno cittadino basterà dunque la giacchina blu in lana pesante, magari bouclè, ben sagomata sulla gonna stretta, portata con un soprabito senza maniche della stessa stoffa, ma foderato di raso nero a quadrotti matelassè. Pret-a-porter svelto e giovane quello di Chanel, sfilato oggi a Parigi con musica dal vivo e con tanti pezzi facili da accoppiare secondo età e fantasia.

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Da Parigi nuovo trend: fiocchi e nastri per l’inverno

[caption id="attachment_265" align="alignleft" width="120"]nella foto collezione di Fatima Lopez [/caption]Tutte coi fiocchi il prossimo inverno, in una profusione di nastri e nodi più o meno classicamente acconciati. Tra le novità emerse dalle sfilate del pret-a-porter di Parigi, quella del fiocco, classico emblema lezioso del vestire femminile, è stata forse la più notata. Naturalmente il nastro, con finale di nodo o flocon, in versione inverno 2003, non necessariamente è un simbolo da donna romantica. Sulla Pompadour vista attraverso una lente scura e molto sexy: niente nastri e trine rosa dunque, ma tanto velluto blu e nero con fiocchi strategicamente sistemati soprattutto sulle maniche e i polsi con un effetto di sbuffi e volants.

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Costume National

È Costume National, dei fratelli leccesi Ennio e Carlo Capasa, a inaugurare la serie dei marchi italiani che sfila a Parigi. Con un ritorno al genere “underground glamour”, la griffe riporta in auge con più decisione una donna irriverente che nel vestire usa l’imperfezione raffinata. Nella giornata che celebra i fasti di Galliano per Dior, ma anche della moda giapponese (con le sfilate dei tre grandi Junya Watanabe, Rei Kawakubo di Comme des Garcons, Yohji Yamamoto in notturna) lo stilista italiano di formazione nipponica (Ennio Capasa ha imparato l’arte da Yamamoto) manda in passerella le sue origini stilistiche, quasi ripercorrendo molte delle sue idee migliori, rivisitandole.

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Giovanni Bedin

I saloni del Consolato d’Italia a Parigi hanno fatto da sfondo alla sfilata di un giovane stilista vicentino, Giovanni Bedin, che nella capitale mondiale della moda ha presentato la sua collezione pret-a-porter per l’autunno-inverno 2002/2003.

Tailleur classici con gonne asimmetriche, vestiti da sera con stoffe e ricami preziosi, pantaloni bordati di pelliccia e con spacchi sui lati: Bedin ha fatto centro con proposte inventive ed è stato a lungo applaudito dalle trecento persone presenti al defilé.

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DIOR

La nobile guerriera achea con l’elmo crinato arriva in passerella da Christian Dior, ed è subito moda: parte in quarta il pret-a-porter parigino, aprendo con la sua più blasonata maison il primo dei nove giorni di calendario. Lo stilista John Galliano dà alla kermesse francese, sin dall’inizio, lo sprint giusto della creatività e dell’ironia, con una collezione che però, diversamente dal passato, non è difficile immaginare nelle boutique del celebre marchio. Se finora c’era stata sempre molta distanza tra la sfilata e i capi in vendita, stavolta è chiaro che il lavoro si è sviluppato non solo sull’impatto d’immagine ma anche direttamente sul prodotto. Non si pensi tuttavia a una passerella noiosa di mettibili vestiti da signora borghese: Galliano è pur sempre Galliano e la sua spassosa guerriera greca arriva dalle Ande, portandosi dietro tutti i colori del Perù e chiudendo a passo di danza la sfilata con la musica cilena degli Inti Illimani. Tutto l’etnico del mondo, rivisitato con spirito, dimostra che non esiste più un baricentro geografico della moda: il berretto di lana peruviano diventa il copricato del pelide Achille che a proteggere il suo tallone calza però stivali lapponi.

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