Angelo Mozzillo in un quadro di Salvador Dalì, tra l’albero secco e lo specchio dei quadri del maestro del surrealismo: questo lo scenario della performance dello stilista, già resa suggestiva dal Tempio di Adriano trasformato in location del defilè.
Una donna forte, come un guerriero che combatte al fianco di Odino, ha sfidato le regole del bon ton: cappotti di volpe, di coccodrillo e struzzo rendevano quasi glaciali le modelle statuarie poi ammorbidite dai vestiti optical in pelle o di maglia da portare come minigonna, per la sera la femminilità diventa quasi eterea grazie agli impalpabili abiti di tulle verdi, borchiati con fili di strass e pietre oppure grazie al lungo cappotto bianco ripreso dalle maniche ma fluttuante e vaporoso come la nebbia che si depositava nel pavimento calpestato da queste fiere creature nordiche. Una donna altezzosa, superba e forte ma incredibilmente femminile e sensuale, questa è la donna di Mozzillo: in una parola, una creatura divinamente mortale.