Il decimo anno di presenza di Camillo Bona nell’alta moda romana irrompe sul palco a ritmo di lirica rievocando la Divina Callas. Dieci modelle incorniciate come opere d’arte, prendono vita uscendo dagrandi cerchi in atteggiamenti da diva. Tutte rigorosamente con pettinature importanti, lunghi guanti e con parure di gioielli firmate dalla gioielleria più antica di Roma “Ansuini”; si mostrano ad una ad una alla platea creando così un’atmosfera teatrale e abbandonando quella più comune da passerella. Le dieci creazioni di Camillo Bona, per la primavera-estate 2005, evidenziano le lavorazioni dei tessuti e l’originalità dei ricami, la musica avvolge, i gioielli sembrano quasi predominare sugli abiti, le modelle diventano come delle spettatrici in balconata e all’improvviso questo quadro magico dai colori aurei viene interrotto da un vero e proprio pride internazionale. Un susseguirsi di contaminazioni gitane, nelle morbide gonne a ruota, contaminazioni indiane, nei drappeggi delle gonne che a volte diventano quasi sari e richiami africani nelle lunghe collane sovrapposte con ciondoli dai misteriosi significati, musiche arabe, tribali, il tutto con un ritmo veloce senza trascurare il dettaglio di alcuni ricami di origine orientale, che per lo stilista diventano un richiamo su giacche e gonne, come se volesse firmare le sue creazioni attraverso dei simboli. In questo corteo dell’eleganza alla fine trionfa l’immagine di una sposa, quella che Amedeo Minghi, in un celebre successo di qualche anno fa chiamava Serenella.
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