Giorgio Armani si dedica alla casa

Sempre più preso dal suo progetto casa, Giorgio Armani ha presentato in occasione del salone del mobile la nuova collezione per arredare un “luogo dove vivere”. Perchè anche la casa è cambiata e forse non è più una casa intesa senso tradizionale: “è un loft – dice Armani – non nel senso di grande spazio all’americana, ma nel senso di uno spazio unico abitabile”.
Armani Casa, a un anno e mezzo dalla sua nascita, è naturalmente ancora solo una nicchia nell’impero di ‘re Giorgiò (che proprio ieri ha reso noti i risultati 2001, con un fatturato cresciuto del 23%, a 1.272 milioni di euro, un utile ante imposte di 246 milioni di euro e un record di investimenti pari a 307 milioni di euro), il quale tuttavia sembra innamorato di questo settore e annuncia grandi progetti: nel 2002 aprirà 20 corner all’interno di importanti negozi di arredamento; entro ottobre lo spazio di via Durini (dove era collocata la boutique Armani Collezioni) diventerà un negozio un pò particolare, con i mobili e gli accessori presentati come in una vera casa insieme con una serie di oggetti visti e scelti da Armani stesso in giro per il mondo (per esempio, delle ciabattine cinesi di velluto piuttosto che delle ciotole particolari, il tutto a prezzi molto abbordabili); una nuova politica di licenze, produttive e commerciali, per sviluppare la linea Armani Casa. Nel merito della nuova collezione, si nota il legno più chiaro (Armani stavolta ha scelto la calda tonalità del pero), un grande uso del cuoio e della pelle (per i letti come per le basi delle lampade, per gli accessori da scrivania come per i cuscini), un ridimensionamento delle misure (la prima collezione era decisamente per case extra-large) e qualche tocco di colore acceso come la poltrona di velluto fucsia, vagamente anni 30: “una licenza poetica che mi sono permesso, anche perché non mi volevo far chiudere nel ghetto del beige” spiega Armani alludendo alla tinta che per anni è stata sinonimo della sua moda. Volendo continuare sul parallelismo, la “giacca-clou” della sua linea d’arredamento è una lampada, di forma essenziale, che è diventata il simbolo grafico di Armani casa: l’aveva creata nel 1985 per la collezione giapponese, l’aveva dimenticata e poi i suoi collaboratori – spiega – gliela hanno fatta ritornare in mente quando si è trattato di partire con il progetto casa. La lampada è l’oggetto simbolo, ma il servizio da the è l’oggetto dei desideri, numerato e firmato da Giorgio Armani, in soli 50 esemplari: costa 9 mila euro, è in argento massiccio con manici in ebano e scatola che diventa vassoio, ha un design Anni 30 ma modernizzato. Insomma Armani si sente uno stilista che accetta la sfida della moda in tutti i campi, anche quelli non propriamente suoi, e soprattutto si è convinto che ormai “è di moda la moda”, cioè una dimensione totale (come il “total living” che fa da titolo al volume presentato oggi a Milano da Pitti Immagine) che non privilegia la firma, ma lo stile: “non è più la griffe ciò che conta – conclude Armani – ma il prodotto”.

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