Un turbinio di colori, chiffon, paillettes e organze come nella migliore tradizione araba è la prima impressione che si prova nel vedere la collezione dello stilista libanese Abed Mahfouz, presentata giovedì 17 luglio in occasione della settimana dell’Alta moda romana.
Lui Abed, è uno stilista atipico, alle spalle una laurea in ingegneria elettronica, nel 1995 apre il suo Atelier a Beirut rilevando e ampliando la piccola e avviata sartoria della mamma e della sorella che si è trasformata in poco tempo, in un sofisticato Atelier con un ufficio stilistico di oltre dieci disegnatori ed una serie di clienti sparsi in tutto il mondo. La collezione è un omaggio al Giappone. In passerella moderne geishe che sostituiscono il kimono con abiti dalle linee fluide, ricamati da motivi floreali, costruiti da sovrapposizioni di tulle, e organze. Le maniche ricordano l’ampiezza e la sontuosità dei veri kimono e sono decorate con piccoli bonzai. E’ un mondo di colori polverosi, di tonalità rubate alla terra, mischiate con l’argento, il bronzo e il rame. A fronte di un lavoro rigoroso e minuzioso nei dettagli, la collezione, non si può certo definire originale, a tratti è sembrato un dejà vu, immagini che riportano alla mente ricordi sparsi qua e là. Ma in una logica puramente di mercato, fin quando si vende, tutto va bene.