“Effel” è una griffe giovane, anche se la sua creatrice (Flavia Lecci, 26 anni di Catania) ha alle spalle una esperienza di tutto rispetto. I capi da lei disegnati sono sfilati su passerelle d’eccezione: Piazza di Spagna, Alta Moda Roma 2001. Nella recente edizione di Roma Fashion, “Effel” ha sfilato con abiti impreziositi da dipinti su tela ispirati a Michelangelo e da ricami riproducenti antichi mosaici romani.
W: Il connubio fra arte e moda caratterizza le tue collezioni. Come nasce questo incontro?
FC: Diventare stilista era il mio sogno di bambina. A 18 anni avrei voluto frequentare l’Accademia di Moda a Roma. Questa scelta mi avrebbe portato lontano dal mio “amore” e l’amore a quella età è più importante dei sogni e del futuro. Allora mi sono iscritta a Catania presso l’Accademia di Belle Arti. Nel 1999 ho iniziato per gioco il corso di stilista di Gabriella Ferrera (sorella di Marella).
W: Il ritorno al vecchio sogno non ti ha fatto dimenticare l’arte.
FC: Tutt’altro. E’ stata l’occasione per unire la formazione artistica con la passione per la moda. Il primo capo firmato “Effel” era dedicato ai mosaici romani di Piazza Armerina, creato per un concorso dal tema “La Sicilia da indossare”. Le tessere erano attaccate una per una sul tessuto.
W: Hai vinto ?
FC: Ho avuto molto di più: Marella Ferrera mi ha notata e mi ha voluta come sua assistente. Un anno con lei (prima di aprire il mio atelier come “Effel”) ha significato: sfilate (subito a Piazza di Spagna con un modello-mosaico), l’opportunità di vedere, di fare, di sperimentare.
W: Noto una certa vivacità fra i giovani stilisti siciliani, non trovi?
FC: Secondo me Marella Ferrera con i suoi corsi ha contribuito all’interesse per un settore prima non molto considerato. Il fermento si avverte perché ci confrontiamo con una realtà locale statica fino a pochi anni fa, ma è minimo se pensiamo a quello che avviene nelle grandi capitali della moda, dove gli stimoli sono continui. Comunque Marella ha socchiuso una “finestra” che prima era sbarrata, dando la possibilità di sbirciare fuori.
W: Non è una visione parziale guardare dalla “finestra” di qualcun altro ? Non si rischia di appiattirsi tutti sullo stesso panorama?
FC: Si; ma a volte anche solo “intravedere” può far nascere il desiderio di osservare il mondo con i propri occhi.
W: Arte e moda: un connubio difficile?
FC: A mio parere, la moda è arte quando si pone al di là del tempo, mantenendo un carattere di modernità. Non si deve, però, mai perdere di vista la funzione di un abito.
Spesso i miei capi da passerella sono prototipi realizzati con materiali d’eccezione. Vanno necessariamente tradotti in qualcosa di più pratico: il mosaico viene simulato da un minuzioso ricamo che ne riproduce le tessere ed il quadro ritagliato ed applicato sulla tunica si risolve nella stoffa dipinta a mano.
W: Quali altri artisti interpreterai?
FC: Ho dedicato una collezione a Klimt con applicazioni in foglia oro. Mi piacerebbe sfilare con gli Impressionisti.
W: Toglimi una curiosità. Quell’amore per il quale hai rinunciato agli studi di moda a Roma?
FC: Non è durato, ma se le cose fossero andate diversamente, forse non sarei dove sono ora.
W: Se ti dovessi fare un augurio da sola?
FC: Chi semina raccoglie: Speriamo di aver seminato.