GAY O ETERO, LA MODA MASCHILE NON FA DIFFERENZA

Collezione A. Mackenzie P/E 2005
In quale direzione si muove la moda maschile? Domanda difficile a cui può rispondere un recente studio del “New York Times”, presentato all’ultima edizione di Pitti Immagine Uomo, la rassegna più importante per la moda maschile. L’autorevole quotidiano newyorchese ha messo a confronto le abitudini di tre distinte categorie di uomini: eterosessuali, vagamente omosessuali e omosessuali. Dallo studio è emerso che la comunità gay ormai detta legge in fatto di stile, al punto da far nascere una categoria intermedia di uomini che pur essendo eterosessuali seguono nel modo di vestire le abitudini dei gay. Negli Stati Uniti sono chiamati “gay vague”, vagamente gay è ormai sono considerati un target appetitoso per tutte le più importanti case di abbigliamento. Di differenze ce ne sono davvero poche: il gay indossa una t-shirt extra-small, il gay vague una medium, lo straight (com’è definito l’eterosessuale), una extra-large. E ancora: i primi portano solitamente i jeans Rufskin (in Italia i Dolce & Gabbana); i secondi, i Diesel (da noi i Dsquared) e i terzi i Gap (in Italia Diesel). Secondo l’autorevole opinione di Michael Flocker, autore del bestseller dedicato al “Metrosexual” (l’uomo etero che segue la moda, edonista, si cura molto, ama il vino, l’arte, la letteratura etc.), ospite dello stand Brooksfield, la cultura gay oggi è diventata un modello da seguire: loro sono più creativi, percepiscono e hanno una sensibilità che li rende unici, nella moda, ma anche nell’arte e nella musica. Anche nella scelta degli accessori, ormai indispensabili per l’uomo, la differenza è lieve: l’eterosessuale indossa un bracciale in metallo, il vagamente omosessuale più bracciali e l’omosessuale, un bracciale di pelle. E proprio in questa direzione che si sono mossi gli stilisti più importanti nel proporre le collezioni uomo per la primavera-estate 2005 come Roberto Cavalli, Andrew Mackenzie e Dsquared.

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